venerdì 8 febbraio 2013

Effetto placebo: funziona anche se lo sai?


Cosa è l’effetto placebo? Non ha nulla a che fare con la rock band inglese, bensì è una sorta di terapia o sostanza che, seppur priva di qualsiasi effetto curativo, viene somministrata all’insaputa del paziente e porta alla sua guarigione.  Ma cosa succede invece quando si è consapevoli che si sta assumendo una medicina fasulla?

Secondo una recente ricerca condotta da Ted Kaptchuk dell’Harvard Medical School (USA), questo effetto si manifesta anche in coloro che sono coscienti della non-efficacia della medicina assunta.
La teoria è stata presto testata su un campione di 80 persone affette da irritabilità dell’intestino: diviso in due gruppi, al primo sono state somministrate delle pastiglie zuccherate, mentre il secondo non si è avvalso di alcuna terapia. Per completare il test infine, è stato espressamente detto ai malati del gruppo placebo che le loro pillole erano totalmente innocue e che quindi sarebbero dovuti guarire grazie alla “suggestione”.
Dopo tre settimane i medici hanno riscontrato dati impressionanti: circa il 59 % dei pazienti curati col placebo aveva subito dei miglioramenti, a differenza del 35 % del secondo gruppo. Bisogna precisare però, come ci fa notare lo stesso Kaptchuk, che ciò avviene con malattie più di natura psichica (come l’ansia o l’asma) che di natura organica.
Gli studiosi, comunque stupiti da tali risultati, ne hanno tratto che una componente fondamentale dell’effetto placebo non è tanto la suggestione del paziente, quanto il rituale medico che porta ad un alleviamento del dolore.

Questo porterebbe ad una rivoluzione nel campo farmacologico che utilizza già quotidianamente l’effetto placebo per la sperimentazione di nuovi farmaci in doppio cieco. Con questo metodo, si somministrano a due gruppi di malati rispettivamente il medicinale da testare e la sostanza innocua (il placebo, appunto) in maniera assolutamente casuale e ignota persino per i medici stessi. A fine processo, se il gruppo che ha usufruito della vera medicina presenta dei progressi maggiori rispetto il secondo, allora si può considerare il farmaco come efficace.  Il campione del placebo invece guarisce paradossalmente nel 30 % dei casi, benché abbia fatto uso di un medicinale senza principi attivi, cioè senza efficacia.

Inoltre con questa nuova scoperta, si abbatterebbe la barriera dell’etica, che da sempre ha ostacolato il placebo perché è necessario mentire al malato affinché la terapia faccia effetto. Tutto ciò può compromettere il rapporto medico-paziente, se nel caso quest’ultimo venisse a conoscenza del modo subdolo col quale è stato curato, scaturendo così l’opposto dell’effetto placebo, ovvero l’effetto nocebo. In questa ipotesi il procedimento è sempre lo stesso, ma cambia il risultato: il paziente, forse insicuro o poco fiducioso nel medico, non guarisce ma al contrario avverte una reazione negativa che porta a considerare quella medicina finta come qualcosa di nocivo per il suo corpo.

Se consideriamo poi le diverse branche della medicina alternativa che sfruttano la suggestione, la debolezza e anche la paura della psiche umana per il proprio tornaconto, come i guaritori o curatori, non si può biasimare che la scienza principalmente basata sulla razionalità, abbia sempre guardato con circospezione l’effetto placebo e le varie medicine psicosomatiche.
Quando infatti, il placebo (che in latino significa “piacerò” ) venne definito per la prima volta nel 1811 dall’Hoopers Medical Dictionary , fu bollato come un "medicamento dato più per compiacere il paziente che per fornirgli beneficio". 

La frase su citata contiene il nocciolo di questa terapia: l’effetto placebo potrebbe aprire le porte a cure meno costose e rischiose se si sfruttano gli elementi che “compiacciono” un paziente, dove il terapeuta può variare da uno psichiatra ad un amico o un familiare, e il metodo curativo si presenta non più nella forma di un “medicamento”, ma costituito invece da qualcosa che tranquillizza e fa star bene un essere umano: un libro, della musica, una parola o una carezza da una persona cara.

Antonio Prencipe

Fonti:
Focus.it
LeScienze.it
Sapere.it
Galileonet.it

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